1. ALLA TUA PRESENZA

Nella sua opera di salvezza, e in particolare nel mistero dell’Incarnazione, Dio entra nella storia dell’umanità coinvolgendo alcuni protagonisti, chiamati a dare la propria disponibilità. Nel tempo di Avvento e Natale, in particolare, ci vengono presentate le figure di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, e Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, la madre di Gesù. Il loro atteggiamento davanti alla proposta di Dio e il loro coinvolgimento diventano per ciascuno di noi motivo di riflessione, per fare spazio, come loro, al mistero di Dio che si fa uomo.

(Se viene esposto il SS. Sacramento,

si esegue un canto adatto)

╬ Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

Preghiamo con il Salmo 96

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome,

annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,

terribile sopra tutti gli dèi.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,

il Signore invece ha fatto i cieli.

Maestà e onore sono davanti a lui,

forza e splendore nel suo santuario.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome.

Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,

risuoni il mare e quanto racchiude;

sia in festa la campagna e quanto contiene,

acclamino tutti gli alberi della foresta

davanti al Signore che viene.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Sì, egli viene a giudicare la terra;

giudicherà il mondo con giustizia

e nella sua fedeltà i popoli.

I nostri occhi sono rivolti al Signore.

Spazio di silenzio:

ognuno porti davanti al Signore ciò che sta vivendo.

2. LA TUA PAROLA, LUCE Al MIEI PASSI

Dal Vangelo di Luca e di Matteo

Lc 1,8-9.11-13.18-20

8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.

11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni».

18Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? lo sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». 19L’angelo gli rispose: «lo sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. 20Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».

Mt 1,18-21.24

18Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù».

24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Lc 1,26-33.38

26L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

TRACCIA PER LA RIFLESSIONE

Questi tre testi vengono proclamati dalla liturgia nel cammino di Avvento. In essi risuona, come un ritornello, una parola: «Non temere». I tre protagonisti sono coinvolti in una vicenda straordinaria: la nascita del Salvatore. Gli evangelisti sottolineano il loro stupore, il loro disagio e la loro paura davanti alla proposta inattesa e anche alla consapevolezza di quanto essa cambierà la loro la vita.

Zaccaria

Zaccaria rimane prigioniero del suo timore, non crede. Eppure gli era stata recata una buona notizia: la sua preghiera era stata esaudita e avrebbe finalmente avuto il tanto desiderato figlio, che avrebbe chiamato Giovanni. La sua difficoltà a credere è data dal fatto che lui è vecchio e sua moglie è avanti negli anni. Sembra di capire che, pur dopo tante preghiere, ora non si aspettasse più nulla. Era una persona devota, ma rassegnata alla sua situazione, come tanti altri che non si attendono più nulla di nuovo dalla vita. L’annuncio dell’angelo ora gli sembra fuori luogo, non credibile. Oppure, dentro di sé, pensa che quell’apparizione sia un’illusione, un vaneggiamento.

Zaccaria è immagine del buon senso comune, di una fede che non rinuncia alla propria razionalità. Fidandosi solo dei propri ragionamenti e dall’evidenza, non riesce ad andare oltre, perché in realtà non è cosi aperto a dare fiducia alla promessa del Signore. Resterà muto e riprenderà a parlare solo quando, nato il figlio, avrà la certezza che Dio realizza i suoi disegni anche Oltre l’incredulità degli uomini. Solo allora a Zaccaria «si apri la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio».

Maria e Giuseppe

Ben diverso invece è il comportamento di Maria e di Giuseppe.

Dopo l’iniziale smarrimento, quando si rendono conto che si tratta di un intervento del Signore, si fidano, anche se il contenuto del messaggio va ben oltre i loro progetti umani. Danno credito a Dio e al suo progetto. Consegnano la propria libertà che, invece di perdere, ritrovano in pienezza. Si lasciano coinvolgere in un cammino che non avrebbero mai immaginato. Ed è seguendo la novità del Signore che scoprono la grandezza del suo amore per l’umanità e una nuova dignità: partecipano alla sua missione di salvezza; sono chiamati a diventare familiari di Dio, a essere con lui protagonisti nel portare a compimento le attese dell’umanità, le promesse fatte ai patriarchi e ai profeti: ora esse si compiono, anche grazie alla loro disponibilità.

Questa sconosciuta coppia di Nazaret, invece di chiudersi dentro la povertà della propria condizione sociale, sa capire di essere oggetto di una particolare predilezione e missione, frutto della gratuità del Signore. Con fiducia accolgono Gesù come loro figlio e salvatore dell’umanità, credono che nulla è impossibile a Dio.

Un invito ad aprirci al futuro

«Non temere!», è l’invito che il Signore rivolge anche a noi, un invito a credere che ci è offerta una dignità che va oltre ogni immaginazione, che ci è donata una sicurezza che supera di gran lunga ciò che possediamo o progettiamo. È un invito ad aprirci con speranza al futuro liberandoci dai soli calcoli umani, a non rimanere prigionieri delle nostre povertà, età, salute, livello sociale, soldi o altro, perché la nostra vera ricchezza è ora essere diventati figli di Dio, in Cristo.

È vero che ogni persona può sentirsi indegna della bontà di Dio o avere paura della sua onnipotenza. Ma la Parola del Signore ci assicura dell’amore di Dio per noi e che la sua onnipotenza non umilia né distrugge, bensì eleva a nuova dignità e grandezza.

Il Figlio di Dio che appare nella fragilità di un bambino, in povertà, indifeso da ogni potere umano, ci rivela la tenerezza di un Dio che fa sua la nostra esperienza umana del nascere e del morire. Come Maria e Giuseppe, siamo chiamati a confessare «le grandi cose» che Dio può fare anche in ciascuno di noi.

3. A TE SALE LA NOSTRA PREGHIERA

– «Non temere!». È un invito a non avere paura di noi stessi, perché siamo poveri, e a non aver paura di ciò che Dio ci va chiedendo. Egli non è a disagio di fronte alla povertà dei suoi figli a cui, invece, rivela la chiamata a una dignità sorprendente, che li rende nel Figlio suoi figli.

Dio non umilia i piccoli, li incoraggia a “non temere” e a credere nell’impossibile.  

– Come Maria e Giuseppe, siamo chiamati a vivere la nostra quotidianità, le difficoltà della vita, le nostre povertà, i nostri problemi di salute, la scarsa considerazione sociale, il carattere difficile di chi ci circonda, la preoccupazione per le grandi ingiustizie che vediamo nel mondo…

Accettando di partecipare al progetto di Dio e diventare seminatori di pace, perdono, misericordia.  

– Come Maria, offriamo la nostra vita al Signore e ripetiamo più volte il suo atto di fede: «Sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto». Come Giuseppe non dubitiamo della lealtà e bontà del Signore e agiamo “facendo e vivendo” secondo la sua Parola.

Facciamo nostra questa preghiera della Chiesa

(cfr. Prefazio di Natale II)

É veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo Signore nostro.

Nel mistero adorabile del Natale

Egli, Verbo invisibile,

apparve visibilmente nella nostra carne,

per assumere in sé tutto il creato

e sollevarlo dalla sua caduta.

Generato prima dei secoli,

cominciò a esistere nel tempo,

per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,

e ricondurre a te l’umanità dispersa.

Per questo dono della tua benevolenza,

cantiamo esultanti la tua lode

e ti chiediamo di custodire la nostra vita nella tua pace.

Amen.

Ora rimaniamo per un po’ di tempo in silenzio.

e lasciamo che lo Spirito vinca i nostri timori.

4. PER RIPRENDERE IL CAMMINO

Preghiamo con con il canto di Maria (Lc 1,46-55)

L’anima mia magnifica il Signore.

L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

L’anima mia magnifica il Signore.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

L’anima mia magnifica il Signore.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

L’anima mia magnifica il Signore.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la Sua discendenza, per sempre.

L’anima mia magnifica il Signore.

Si può continuare esprimendo alcune intenzioni libere

di preghiera da parte dei fedeli.

Padre nostro, che sei nei cieli…

Preghiamo

Padre buono, ripeti anche per noi oggi ciò che hai detto a Zaccaria, a Maria e a Giuseppe: «Non temere!». La forza di queste tue parole faccia sentire nei nostri cuori il tuo incoraggiamento. Sostienici nelle situazioni più difficili. Aiutaci e guidaci sempre, soprattutto quando gli eventi della vita ci fanno dubitare e vacillare. Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore.

Amen.

(Nell’adorazione comunitaria si può concludere

Con la benedizione eucaristica e un canto di congedo)