
Gaza, Parolin sull’accordo: dobbiamo credere nella volontà di andare avanti.
I passi compiuti a Gaza e quelli ancora da fare per porre fine alla guerra in Ucraina.
Raggiunto dai giornalisti, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha risposto ad alcune domande sui due principali focus dell’attuale scenario internazionale.
Primi passi a Gaza
Il porporato ha sottolineato che l’accordo per il cessate-il-fuoco a Gaza è stato “soltanto il primo passo molto importante”. Fin dall’inizio dei negoziati si diceva che c’erano “dei punti sui quali mancava l’intesa e adesso “i nodi arrivano al pettine”. “Non dobbiamo perdere la speranza. Dobbiamo credere – ha aggiunto il cardinale Parolin – che c’è la buona volontà, da parte di tutti, di andare avanti”. Il pensiero del segretario di Stato Vaticano è andato a padre Gabriel Romanelli e ai sacerdoti e alle suore della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza ai quali è stato assegnato il “Premio Silvestrini” per il dialogo e la pace. Rappresentano per la Chiesa e il mondo, ha osservato il cardinale Parolin “un segno di speranza”: mentre tutti, infatti, cercavano di uscire da Gaza e di mettersi in salvo, i sacerdoti e le religiose della parrocchia “hanno fatto la scelta opposta”. Non solo sono rimasti, “ma hanno voluto tornare”. Padre Romanelli e il provinciale dell’Istituto del Verbo Incarnato erano fuori Gaza e da Betlemme “hanno fatto di tutto per rientrare e condividere la sorte dei loro fedeli”. Hanno dato una grande testimonianza che diventa un insegnamento per tutti. “Anche nelle situazioni più tragiche dove sembra che prevalga l’odio – ha detto il porporato – c’è sempre invece una presenza”. Ed è la presenza cristiana, in questo caso, “una luce della carità che dà speranza al mondo”.
Speranze per l’Ucraina
Il cardinale Parolin si è soffermato anche sul conflitto in Ucraina. La speranza è che il presidente statunitense Trump, dopo il capitolo Gaza, possa impegnarsi maggiormente “a cercare una via di uscita dalla guerra” in Europa. Sono stati fatti tanti tentativi, a partire dall’incontro in Alaska con il presidente Putin. “Finora – ha sottolineato il segretario di Stato vaticano – non hanno dato i risultati sperati”. Gli Stati Uniti, però, hanno ha sempre “un ruolo importante in tutte queste vicende”. Il porporato ha infine risposto ad una domanda sulle parole della ministra italiana Roccella sulle “gite ad Auschwitz”. “In questo luogo – ha detto – non si va in gita, ma per fare memoria di una tragedia umana che ha colpito il popolo di Israele; una tragedia che deve rimanere un monito per tutti, di fronte anche alla crescita dell’antisemitismo, alla quale purtroppo assistiamo. Questi sono punti di memoria che devono essere continuamente richiamati”.
